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Accettare le Offese

Immagina di passeggiare in un parco, respirando l’aria fresca del mattino, godendoti la pace di quel momento. Ma all’improvviso qualcuno ti ferma e inizia a insultarti senza motivo. Ti senti colpito, spiazzato. La prima reazione che ti sale dentro è la rabbia: vorresti rispondere a tono, difenderti, mettere a posto quella persona. Oppure, magari, te ne vai, ma continui a rimuginare su quelle parole per ore, sentendoti ferito.

A chi non è mai successo? Parole taglienti, critiche ingiuste, attacchi gratuiti. Eppure, la vera domanda non è perché gli altri ci offendono, ma perché lasciamo che le loro parole ci feriscano? Oggi voglio raccontarti una storia Zen che offre una risposta potente a questa domanda.

Un vecchio monaco stava camminando lungo un sentiero di montagna, immerso nella sua serenità, quando un giovane viaggiatore, pieno di rabbia, iniziò a insultarlo:

“Sei un impostore! Un fallito! La tua saggezza non vale nulla!”

Il monaco, invece di reagire, rimase calmo e continuò a camminare, come se nulla fosse. Il viaggiatore, vedendo che i suoi insulti non sortivano alcun effetto, si arrabbiò ancora di più e gli urlò dietro:

“Ehi! Non hai sentito quello che ti ho detto?”

A quel punto il monaco si fermò, lo guardò con un sorriso sereno e gli chiese:

“Se qualcuno ti offre un dono, ma tu non lo accetti, a chi appartiene il dono?”

Il giovane rimase in silenzio.

“Lo stesso vale per le offese”, aggiunse il monaco. “Se non le accetto, rimangono a chi le ha pronunciate.”

E riprese il suo cammino.

Questa storia ci insegna una grande verità: le parole hanno potere solo se noi glielo concediamo. Quando qualcuno ci offende, abbiamo sempre una scelta: raccogliere l’offesa e farcela entrare dentro, oppure lasciarla lì, senza farci coinvolgere. Certo, non è facile. Il nostro istinto ci spinge a reagire, a difenderci, a rimuginare. Ma è davvero utile? Accettare un’offesa è come accettare un pacco avvelenato: una volta preso in mano, il veleno diventa nostro. E allora perché non lasciarlo al mittente?

Come si fa, nella pratica, a non lasciarsi ferire dalle parole altrui? Innanzitutto, respira e prenditi un momento prima di reagire. Il respiro è il primo strumento per interrompere la catena automatica tra l’offesa e la nostra reazione emotiva. Poi, chiediti: “A chi appartiene questa offesa?” Spesso chi ci insulta sta solo proiettando il proprio malessere su di noi. Non è un problema nostro, ma suo. Un altro passo fondamentale è non alimentare il fuoco: rispondere con rabbia significa solo rimanere intrappolati nel gioco dell’altro. Se invece rimani calmo, chi ti ha offeso si troverà a lanciare parole nel vuoto.

E poi, scegli consapevolmente dove mettere la tua energia. Hai due possibilità: perderti dietro alle parole di qualcuno che forse nemmeno conosci bene, oppure concentrarti sulle cose e sulle persone che contano davvero. Dove vuoi mettere il tuo tempo e la tua serenità?

Molti pensano che non reagire sia segno di debolezza, ma la verità è esattamente l’opposto. Ci vuole molta più forza a restare calmi che a lasciarsi trascinare dalla rabbia. Accettare le offese non significa essere passivi o subire, ma essere padroni delle proprie emozioni. Quando decidi di non raccogliere un’offesa, non stai evitando il confronto: stai semplicemente scegliendo di non sprecare la tua energia in qualcosa che non merita il tuo equilibrio interiore.

La prossima volta che qualcuno proverà a lanciarti un’offesa, prova a pensare alla storia del monaco. Non raccogliere quel dono avvelenato. Sorridi, fai un bel respiro e continua il tuo cammino. Ti accorgerai che la vera forza è la serenità.

Loris Bonomi

Approfondimento Psicologico

Dal punto di vista psicologico, la nostra reazione alle offese dipende molto dalla nostra autostima e dal nostro equilibrio interiore. Se ci sentiamo insicuri, ogni critica o parola negativa diventa una conferma delle nostre paure. Al contrario, se abbiamo una solida fiducia in noi stessi, le parole degli altri ci scivolano addosso, proprio come la pioggia su un impermeabile.

Le neuroscienze ci dicono che quando percepiamo un attacco, si attiva l’amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni, in particolare la paura e la rabbia. Questo ci porta a reagire d’istinto, senza pensare. Ma abbiamo anche la possibilità di attivare la corteccia prefrontale, che è la sede del pensiero razionale. Come? Attraverso la consapevolezza e il controllo del respiro. Fermarsi un attimo prima di reagire permette al nostro cervello di valutare la situazione con più lucidità e scegliere una risposta più efficace.

Inoltre, la psicologia positiva ci insegna che ciò su cui mettiamo la nostra attenzione cresce. Se ci focalizziamo sulle offese, queste avranno sempre più peso dentro di noi. Se invece scegliamo di concentrarci su pensieri costruttivi, le parole degli altri perderanno potere.

In sintesi, imparare a non accettare le offese è un atto di forza interiore e di amore verso se stessi. Non possiamo controllare ciò che gli altri dicono o fanno, ma possiamo sempre scegliere come reagire. E a volte, la scelta migliore è semplicemente lasciare andare.

Dottoressa Iani: www.camminandoconuncoach.it 

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