Placchiamo il Bullismo: Una Storia di
Coraggio, Rugby e Resilienza
Immaginate un campo di rugby al tramonto, con
i colori del cielo che si fondono con quelli delle maglie sporche di fango. Si
sente il suono delle scarpe che calpestano l’erba, gli incitamenti dei compagni
di squadra, e quell’energia palpabile che solo uno sport così fisico e sincero
può trasmettere. È proprio da qui, dal campo da rugby, che oggi inizia il
nostro viaggio per parlare di bullismo, resilienza e della forza di trasformare
le ferite del passato in strumenti di ispirazione.
Oggi ho avuto il piacere di incontrare
Gianluigi Zucca, un uomo dal cuore grande, appassionato di rugby e determinato
a fare la differenza nella vita dei giovani. Gianluigi ha avviato un progetto
nel Bresciano chiamato “Placchiamo il Bullismo”, un’iniziativa che utilizza i
valori del rugby – il rispetto, la disciplina, il lavoro di squadra – per
aiutare i ragazzi a riconoscere, affrontare e prevenire il bullismo.
Ed è stato proprio durante questa
chiacchierata che ho pensato a Davide Della Torre, un altro esempio di
resilienza e coraggio. Sarà lui il mio ospite domani sera, e credo che la sua
storia meriti di essere raccontata.
Davide, oggi 38enne, ha vissuto sulla sua
pelle l’amarezza del bullismo. Da adolescente era sovrappeso e, come purtroppo
accade spesso, è diventato il bersaglio di prese in giro, insulti e isolamento.
“Non ho mai avuto il coraggio di raccontare quello che vivevo. Per anni ho
tenuto tutto dentro, ma quel dolore mi ha segnato profondamente,” racconta
Davide.
La svolta è arrivata solo in età adulta,
quando ha deciso di affrontare il passato per liberarsene. Attraverso il suo
blog e i social media, Davide ha iniziato a condividere la sua storia per
aiutare altri a fare lo stesso. Le sue parole sono un invito a rompere il
silenzio e a trasformare il dolore in una forza.
“Il momento più emozionante è stato quando le
persone mi hanno scritto per ringraziarmi. Mi hanno fatto capire che anche il
mio piccolo contributo può servire a spezzare il silenzio,” ha confidato
Davide.
La storia di Davide e l’iniziativa di
Gianluigi ci insegnano una cosa fondamentale: la resilienza non è una qualità
innata, ma qualcosa che si costruisce. Spesso è proprio dalle esperienze più
difficili che nasce la forza per andare avanti. Come il rugby insegna a
rialzarsi dopo una caduta e a lottare fino all’ultimo secondo, anche chi ha
subito bullismo può imparare a riprendersi il proprio spazio e a trasformare le
cicatrici in punti di forza.
Domani sera, quando accoglierò Davide, il mio
obiettivo sarà uno solo: amplificare la sua voce. Parlare di bullismo significa
dare speranza a chi si sente intrappolato in quel dolore. Significa dire a ogni
ragazzo o ragazza che non sono soli.
Loris Bonomi
https://www.instagram.com/davide_dellatorre
La psicologia sociale dice:
Secondo la psicologia, il bullismo è una dinamica di potere in cui una persona
o un gruppo cerca di sopraffare un’altra attraverso comportamenti ripetitivi di
prevaricazione, sia fisica che psicologica. Chi subisce bullismo spesso si
sente intrappolato in un senso di impotenza e solitudine che può portare a
conseguenze gravi, come ansia, depressione e perdita di autostima.
Ma c’è una buona notizia: la resilienza si
può allenare, proprio come un muscolo. Imparare a riconoscere e accettare le
proprie emozioni è il primo passo. Parlare con qualcuno di fiducia, che sia un
amico, un genitore o un professionista, aiuta a dare voce al dolore e a
iniziare a elaborarlo. La psicologia insegna che condividere le proprie
esperienze è un atto liberatorio e fondamentale per spezzare il ciclo della
vergogna e dell’isolamento.
Un’altra strategia è quella di coltivare la
consapevolezza dei propri punti di forza. Ogni persona ha risorse interne che
spesso sottovaluta. Concentrarsi su ciò che si è in grado di fare – come ha
fatto Davide raccontando la sua storia – è un modo per trasformare la
vulnerabilità in potere personale.
Dottoressa Iani: www.camminandoconuncoach.it