Zavorre
Invisibili e Gesti Potenti: Come Alleggerire la Vita e Ritrovare la Felicità
Ogni Giorno
C’è un momento, in certe mattine d’inverno, in
cui l’aria ha un sapore fermo e denso. Non è ancora luce piena, ma nemmeno
buio. È il tempo in cui ti alzi dal letto e già senti che qualcosa pesa. Non
sulle spalle. Dentro. Cos’è che portiamo con noi senza accorgercene? Cos’è che
ci fa sentire lenti, svuotati, senza voglia di sorridere, anche se tutto sembra
andare “bene”?
È in questo spazio silenzioso che oggi ci
avventuriamo insieme. E lo facciamo grazie a una guida piccola nel formato ma
grande nel cuore: Il piccolo libro della felicità di Maria Beatrice
Alonzi. Chiara aveva 24 anni e un’agenda piena: studio, tirocini, allenamenti.
Sempre di corsa, sempre disponibile. Ma c’era una frase che tornava, sottovoce,
tra un messaggio letto e una chiamata non risposta: “Perché non riesco più a
respirare bene?”
Un giorno, tornando a casa, vide una scritta sul
muro vicino alla fermata:
“Non portare tutto. Lascia andare qualcosa.”
Sembrava scritta per lei. Così iniziò. Una piccola rivoluzione. Ogni giorno un
gesto. Una notifica silenziata. Un “no” detto con il cuore. Una lista che non
era più una prigione ma una mappa. Le zavorre non sparirono in un attimo. Ma
ogni gesto era un taglio alla corda. E più tagliava, più tornava a respirare. Le
“zavorre invisibili” non si vedono, ma si sentono. Sono quei pensieri
ricorrenti che ti dicono “non ce la farai”, “non sei abbastanza”, “è troppo
tardi”. Possono essere emozionali—come sensi di colpa, delusioni, paure—oppure
materiali: un lavoro che ti logora, una relazione che ti spegne, una routine
che non ti appartiene.
Il problema? Non li chiamiamo mai col loro nome.
Ci abituiamo. E intanto, giorno dopo giorno, smettiamo di sognare.
La chiave è iniziare in piccolo. Non serve
licenziarsi o cambiare città. Serve ascoltarsi.
Inizia con una domanda: “Cosa mi pesa
davvero?” Scrivilo, disegnalo, dillo a qualcuno. E poi scegli un gesto
simbolico.
Giulia, per esempio, ha iniziato spegnendo le
notifiche dopo le 19. Nessuna rivoluzione. Ma ha ricominciato a leggere. A
parlare con la nonna. A dormire meglio.
Marco ha imparato a dire “no” a un collega che approfittava sempre del suo
tempo. Era terrorizzato. Poi ha scoperto che l’altro lo rispettava di più.
La felicità non arriva urlando. Arriva
camminando, un passo alla volta. Basta iniziare. Il cambiamento inizia quando
smetti di caricarti ciò che non è tuo. Ricorda: anche il vento può aiutare solo
chi ha il coraggio di mollare le zavorre.
Ti auguro di trovare oggi un piccolo gesto che ti
faccia sentire leggero. Una parola detta con sincerità. Un “no” che ti libera.
Una pausa che ti rigenera.
E se non sai da dove iniziare, inizia dal silenzio. Lì, spesso, trovi la
verità.
Loris Bonomi
Approfondimento Psicologico
In psicologia, le “zavorre” vengono spesso
affrontate con approcci come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e la
Acceptance and Commitment Therapy (ACT). Entrambe invitano a riconoscere i
pensieri disfunzionali, accoglierli senza combatterli e agire in base ai propri
valori profondi, non in base alla paura.
La felicità non è un traguardo, ma un’abitudine
mentale: fatta di piccoli gesti coerenti, di scelte consapevoli e di spazio
emotivo per respirare.
Siamo tutti capaci di creare felicità. Basta iniziare a lasciar andare.
Dottoressa Iani : www.camminandoconuncoach.it