Oggi parliamo
di seduzione
C’era profumo di lasagna e di ego, sabato sera.
Una serata di quelle che sembrano tranquille sulla carta – cena tra colleghi,
gente che lavora nello spettacolo – e che invece, già al secondo brindisi, diventano
un documentario vivente su “Seduzione tra Esseri Umani in Habitat Competitivo”.
Entravi e ti sembrava di assistere alla cena
di classe degli ex compagni più vanitosi, solo che nessuno ha mai davvero
smesso di voler essere il primo della classe. Tutti sorridenti, tutti amabili…
eppure, dietro quegli sguardi scintillanti e quei racconti di successo, c’era
qualcosa di più.
Una tensione leggera, ma costante.
Come se ci fosse una gara silenziosa a chi brillava di più, a chi
conquistava più attenzione, a chi “funzionava” meglio anche senza un palco.
Io li conosco da anni. Alcuni li stimo
profondamente. Altri… beh, diciamo che potrebbero tranquillamente fare un corso
su “Come fingere interesse in 3 semplici mosse”. Ma quello che mi ha
colpito davvero è quanto fosse ancora forte, anche tra professionisti
navigati, questo bisogno di essere visti, riconosciuti, ammirati.
Una forma di seduzione che non ha nulla a che
fare con il desiderio romantico, ma che ha tutto a che fare con il
desiderio di esistere negli occhi degli altri.
Ecco perché ho pensato subito al video di Michele
Mezzanotte, che parla della seduzione vera, quella che non finge, che non
manipola, che non si mette il vestito buono solo per ottenere qualcosa.
Perché sabato, invece, il guardaroba psicologico era pieno di maschere
eleganti, di piume tirate a lucido.
Era il carnevale dell’autenticità apparente.
E io, lo ammetto, mi sono divertito a osservare. Perché in fondo, anche questo
è spettacolo.
Ma poi… tra i pavoni, c’erano anche un paio di
passeri.
Persone semplici, dirette, che parlavano con il cuore e ridevano senza filtri.
E lì, in quel contrasto, si vedeva tutto.
La seduzione non è in chi parla di sé per impressionare, ma in chi ti
fa venire voglia di ascoltarlo davvero.
Non in chi ti ruba lo sguardo, ma in chi ti accende una curiosità sincera.
E la verità è che questa dinamica – la seduzione
tra pari – è ancora una zona grigia, poco raccontata.
Perché nessuno vuole ammettere che anche tra colleghi si desidera essere
“ammirati”.
Che anche a 40, 50, 60 anni, si vuole ancora essere scelti. Visti.
Apprezzati.
Non per sedurre nel senso stretto. Ma per
esistere, per contare, per lasciare un’impressione che resti.
Allora mi chiedo:
quanto sarebbe più bella quella cena se ognuno avesse il coraggio di
mostrarsi al 300% per come è, come dice Michele nel suo video?
Senza piume. Senza palchi. Solo con la propria voce, le proprie storie, la
propria verità.
E quindi, sì, stasera parlerò anche di questo:
Di quanto sia ancora potente, sottile e poco compresa, la seduzione tra pari.
Quella che si gioca non con il corpo, ma con la mente e con l’anima.
E che ci ricorda che la relazione vera – anche tra colleghi – comincia
sempre dove finisce la finzione.
Loris Bonomi
Approfondimento Psicologico:
La psicologia sociale ci ricorda che il bisogno
di riconoscimento è uno dei più forti dell’essere umano. Non cerchiamo
solo affetto o approvazione, ma anche di essere ammirati, stimati,
validati – soprattutto in ambienti dove si “gioca il ruolo”.
Quando si entra in contesti altamente competitivi (come lo spettacolo), può
attivarsi una forma di seduzione competitiva, che mira più a “vincere la
scena” che a creare relazione vera.
Il rischio? Perdere di vista sé stessi, adottare maschere rigide e
dimenticare quanto sia potente l’autenticità.
Sedurre senza finzione, invece, crea connessione profonda. E, in molti casi,
anche nuove opportunità vere – personali e professionali.
Dottoressa Iani : www.camminandoconuncoach.it