Ti Sei Mai Sentito Diverso? Scopri Perché È
Proprio Questa la Tua Forza
Sentirsi diversi non è un difetto: è il primo segno della tua unicità. Scopri
perché nascondersi è una difesa naturale e come trasformare la diversità in
valore
La bellezza di essere diversi, anche quando fa paura
C’era silenzio, quel tipo di silenzio che solo un
sentiero in mezzo alla natura sa regalarti. L’aria era frizzante, l’odore di
legno bagnato e foglie mi faceva sentire come dentro a una storia che conoscevo
già. E camminando, tra un passo e l’altro, è arrivata quella frase:
“Mi sono sempre sentito diverso.”
L’ha detta con voce bassa, quasi fosse una
confessione.
“Diverso come?” ho chiesto.
“Come se fossi nato con un copione sbagliato… mentre tutti gli altri sembrano
recitare la parte giusta.”
Mi ha colpito, perché chiunque almeno una volta
nella vita ha avuto questa sensazione. Di essere fuori posto, fuori
tempo, fuori norma. E a volte questa sensazione ce la portiamo
dietro per anni, come uno zaino pieno di domande senza risposta.
Ma proprio lì, nel sentirmi raccontare queste
parole, mi è tornato in mente un video che avevo visto poco tempo fa. Era
Michele Mezzanotte, uno psicoterapeuta che sa parlare come un amico. Raccontava
di come, anche lui da piccolo, si fosse sempre sentito diverso. E aggiungeva
una cosa importante:
“Sentirsi diversi non è un errore. È una
caratteristica. È parte della nostra unicità.”
Che bello sentirlo dire così, senza giudizio.
Senza fretta di sistemare.
Siamo tutti unici, certo. Ma non ci viene insegnato ad abbracciare questa
unicità. Anzi, da bambini siamo liberi — facciamo il “cavolo che ci pare”, come
dice lui — ma poi arrivano le regole, le aspettative, i confronti. E iniziamo a
metterci addosso maschere, una sopra l’altra, per proteggerci.
Lo facciamo perché ci hanno detto che essere
diversi può far male. Che bisogna “stare al passo”, “non esagerare”, “non
farsi notare troppo”.
E così il nostro “vero sé”, quello autentico e fragile, si nasconde. Non per
vergogna, ma per sopravvivenza.
Il problema è che a lungo andare ci dimentichiamo
chi siamo davvero.
Ma… la buona notizia è che non è mai troppo tardi per riscoprirlo.
Succede spesso nei momenti di crisi. Quando
qualcosa si rompe dentro. Quando perdiamo un lavoro, una relazione, o
semplicemente il filo. È lì che, paradossalmente, si riapre una porta.
Perché le difese si abbassano e la nostra unicità può tornare a respirare.
Michele lo racconta benissimo: è come se ci fosse
un piccolo attore dentro di noi, con un copione unico, scritto apposta.
Ma questo attore, per anni, resta dietro le quinte. Poi arriva il momento in
cui — magari tremando, magari senza trucco — si affaccia sul palco. E inizia a
recitare. Non importa se il pubblico applaude o no.
Importa solo poter dire: “Ho recitato la mia parte. Quella vera.”
E allora, se ti sei sentito diverso, se ti sei
sentito sbagliato, fermati un attimo. Guardati con più gentilezza.
Quella differenza che senti è il seme della tua unicità. E come ogni
seme, ha bisogno di cura, tempo, luce.
Non devi diventare qualcun altro.
Devi solo imparare a non nasconderti più.
Loris Bonomi
Approfondimento Psicologico
Secondo la psicologia del sé, ogni persona ha
dentro di sé una parte autentica, chiamata “vero sé”. È quella parte che
esiste fin da piccoli, spontanea, curiosa, viva. Ma per adattarci all’ambiente
in cui cresciamo, impariamo a costruire un “falso sé”, fatto di
comportamenti e maschere utili per proteggerci.
Questa protezione è fondamentale nell’infanzia,
ma da adulti può diventare una gabbia. Se restiamo bloccati nel falso sé troppo
a lungo, perdiamo il contatto con ciò che siamo veramente.
Il lavoro terapeutico — ma anche esperienze come l’arte, il coaching o i
momenti di crisi trasformativa — ci aiutano a riconnetterci al vero sé,
e a portarlo nel mondo.
Dottoressa Iani : www.camminandoconuncoach.it