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Comunicare con gli Adolescenti: Strategie per Genitori in Crisi

Camminando tra i sentieri alberati, con il sole che filtra tra le foglie e l'aria fresca che riempie i polmoni, mi capita spesso di trovarmi a parlare con i miei clienti non solo dei loro obiettivi, delle sfide lavorative o personali, ma di un tema che, forse, è ancora più centrale per molti: i figli adolescenti. Sarà che tanti di loro hanno figli della cosiddetta generazione dei Millennial o della Gen Z, o forse perché sanno che anch’io, da genitore, mi trovo spesso a navigare le stesse acque con mia figlia di 16 anni.

Ogni tanto mi sorprendono con domande o con racconti di frustrazioni vissute a casa. Ci troviamo a discutere delle difficoltà di comunicare con questi ragazzi, sempre con le cuffie alle orecchie o gli occhi incollati agli schermi. Eppure, nonostante tutto, è evidente che c'è una voglia profonda di capirsi, di essere presenti nelle loro vite in modo positivo, anche quando sembra di parlare lingue diverse. E mentre camminiamo, raccontiamo le nostre storie. Mi viene da sorridere, perché succede spesso anche a me. Mia figlia e le sue amiche, quando vengono a casa, si rilassano subito. Il nostro salotto diventa una "comfort zone" dove possono parlare liberamente di scuola, delle loro relazioni, di quel mondo parallelo che è TikTok, e persino delle loro paure. Il loro modo di confidarsi mi ricorda quanto sia importante creare uno spazio sicuro per questi ragazzi, dove possano esprimersi senza sentirsi giudicati.

Un giorno, una delle sue amiche, Chiara, mi ha detto con un sorriso: “A casa tua si respira aria di libertà, qui posso essere me stessa”. E lì mi sono reso conto di quanto sia fondamentale per loro sentire di avere un luogo dove possono abbassare le difese. È come se quel breve momento lontano dai genitori li aiutasse a ritrovare una parte di sé che spesso, nella routine quotidiana, viene soffocata dalle aspettative e dalle pressioni. Questo mi fa riflettere su come la comunicazione con gli adolescenti non debba essere una continua lotta, ma piuttosto un invito a scoprire il loro mondo con curiosità.

I genitori, però, si trovano spesso ad affrontare un fenomeno complesso: i ragazzi di oggi sembrano sfuggire a qualsiasi controllo. Parlano poco, rispondono male o si chiudono in sé stessi, e questo crea una distanza che a volte sembra impossibile da colmare. Il problema è che, dietro a questi comportamenti, ci sono emozioni forti, come la paura di non essere capiti o l’insicurezza di non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo. Spesso, i genitori interpretano questo distacco come ribellione, mentre, in realtà, i ragazzi stanno solo cercando di proteggersi e di capire chi sono in mezzo a un mondo che cambia troppo in fretta.

Ma come possiamo migliorare la comunicazione con loro? La prima cosa che ho imparato camminando al loro fianco è che non possiamo imporre i nostri schemi. Mia figlia me lo ha insegnato tante volte: “Papà, ascoltami, non dirmi subito cosa devo fare”. E aveva ragione. Gli adolescenti non cercano sempre soluzioni, spesso vogliono solo essere ascoltati. Entrare nel loro mondo, mostrare interesse per ciò che fanno e chi frequentano senza invadere troppo il loro spazio, è il primo passo. Non è facile, lo so bene, ma è essenziale per mantenere aperto quel canale di comunicazione che può diventare il nostro ponte verso di loro.

In fondo, la vera sfida è accompagnarli in questo viaggio senza mai dimenticare che anche noi siamo stati adolescenti. È come camminare su un sentiero di montagna: c’è il rischio di inciampare, ma il panorama che si apre davanti a noi quando raggiungiamo una nuova comprensione è impagabile. Per questo, ogni giorno cerco di camminare con pazienza e apertura verso mia figlia, sapendo che ogni passo, anche quello più incerto, ci avvicina un po' di più.

Infine, parlando con i genitori e con gli adolescenti stessi, mi rendo conto di quanto sia importante anche il lato psicologico di questa fase. La psicologia ci insegna che l’adolescenza è un periodo di enorme trasformazione, sia a livello cerebrale che emotivo. Il cervello degli adolescenti è in continua evoluzione e, fino ai 25 anni circa, la corteccia prefrontale – quella parte del cervello responsabile delle decisioni e del controllo degli impulsi – è ancora in fase di sviluppo. Questo spiega perché spesso i ragazzi fanno fatica a gestire emozioni e situazioni complesse, e perché hanno bisogno di una guida che sia presente, ma non soffocante.

Camminando con i clienti e con gli adolescenti, ho imparato che non esistono formule magiche, ma che il viaggio, se fatto con attenzione e cuore, è il vero segreto per costruire relazioni solide e durature.

Loris Bonomi

Intervento della Psicologa

Oggi parliamo del Parent Effectiveness Training (P.E.T.) di Thomas Gordon, un metodo che aiuta i genitori a migliorare la comunicazione con i figli, soprattutto durante l'adolescenza. Il P.E.T. si basa su tre pilastri: ascolto attivo, risoluzione dei conflitti e dialogo aperto. L'ascolto attivo permette ai genitori di comprendere davvero le emozioni dei figli, evitando di reagire in modo impulsivo o giudicante. Invece di imporre regole con autorità, il metodo promuove un confronto empatico, rispettando i bisogni di entrambe le parti. Questo approccio migliora la relazione, rendendola più solida e collaborativa.

Dottoressa Iani: team Camminando con un coach

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