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Il Dolore che Conforta: Perché Ci Piace Crogiolarci nella Malinconia e Come Renderla Un'Alleata

C’era una leggera pioggia quel giorno, mentre io e un amico camminavamo nella suggestiva Valle delle Cartiere, a Salò. Avvolti da una leggera nebbia, il paesaggio assumeva un’atmosfera malinconica, quasi magica, che ci ha spinti a non cercare riparo, ma a continuare a camminare. Sembrava impossibile fermarsi. Ci sentivamo attratti da quel momento di tristezza dolce, immersi nei nostri pensieri. È stata una conversazione profonda, in cui abbiamo esplorato insieme il fascino della malinconia e il perché, a volte, ci lasciamo trascinare volontariamente da emozioni che sappiamo potrebbero sopraffarci. La malinconia non è una semplice tristezza, ma una sorta di rifugio emotivo. È una sensazione che sembra avvolgerti in modo delicato, come un abbraccio che non vuoi lasciare andare. A volte siamo consapevoli del rischio di restarci dentro troppo a lungo, eppure ci troviamo a indulgere in essa. Ma perché? Durante quella camminata, mi sono reso conto che la malinconia, come molte altre emozioni “negative”, possiede un’attrazione unica. È una forma di introspezione, una porta aperta verso i pensieri più profondi. È come se ci concedessimo di riflettere su ciò che non va, ma senza fretta, senza voler trovare soluzioni immediate. In quel momento, sotto la pioggia e immersi in quella foschia, ci siamo ritrovati a goderci la nostra malinconia. Non era dolorosa, anzi, aveva qualcosa di confortante. Una delle cose che mi ha colpito di più è stata la riflessione sul motivo per cui spesso ci lasciamo avvolgere da queste emozioni. La malinconia, così come altre emozioni simili, offre una sorta di pausa. Quando tutto intorno a noi sembra correre, ci permette di fermarci, di guardare indietro, di sentire senza il bisogno di risolvere tutto subito. È un’emozione che accoglie, che invita a stare, anche se siamo consapevoli che potrebbe trascinarci giù. In un certo senso, ci dà il permesso di essere vulnerabili, di non dover sempre essere forti e felici. Eppure, mentre camminavamo nella pioggia, ci siamo chiesti: fino a che punto possiamo lasciare che queste emozioni ci portino via senza perdere il controllo? La malinconia, come ogni emozione, va vissuta con consapevolezza. Crogiolarsi in essa può essere piacevole per un po', ma è importante capire quando è il momento di uscirne, di ritrovare il nostro equilibrio. Quella passeggiata nella Valle delle Cartiere mi ha ricordato una cosa fondamentale: tutte le emozioni, anche quelle che consideriamo "negative", hanno un loro valore. Ci insegnano qualcosa su di noi, ci danno tempo e spazio per riflettere. La malinconia, in particolare, ci permette di sentire in profondità, di vivere la vita in tutte le sue sfumature. E a volte, proprio come quella pioggia leggera e la nebbia che ci avvolgevano, ci fa sentire vivi. Il mio consiglio? Quando ti trovi a vivere un momento malinconico, non scappare subito. Fermati, ascoltati, permettiti di sentire. Ma ricordati anche di guardare il cielo oltre la nebbia.

Loris Bonomi

Intervento della Psicologa

Buongiorno a tutti! Oggi parliamo di malinconia secondo la medicina ippocratica. Secondo questa antica teoria, il corpo umano era governato da quattro umori: bile nera, bile gialla, flemma e sangue. La malinconia derivava dall'eccesso di bile nera, che causava un temperamento triste e introspettivo. Questo squilibrio portava a una visione più cupa della vita, con pensieri profondi e inquieti. Eppure, non è solo negatività: il malinconico, immerso nei suoi pensieri, trova una certa saggezza e riflessione. Questa visione ha influenzato la cultura per secoli, legando la malinconia alla creatività e all’introspezione.

Dottoressa Iani:Team Camminando con un coach

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