Ritrova Te
Stesso: I Giochi dell’Infanzia per Scoprire la Tua Vera Vocazione
Era una mattina di primavera, il sole filtrava
tra i rami degli alberi e l’aria fresca portava il profumo dei fiori appena
sbocciati. Camminavo accanto a Marta, una giovane donna dal passo incerto. “Mi
sento persa,” disse, guardando i suoi piedi che sfioravano i ciottoli. “Non so
più cosa voglio. Mi sembra di vivere per dovere, non per piacere.” Mi fermai un
attimo e le chiesi: “Marta, che gioco facevi da bambina, quando eri sola e
nessuno ti diceva cosa fare?”
Lei rimase in silenzio, poi un sorriso timido le
illuminò il viso. “Inventavo storie con le mie bambole,” disse. “C’erano sempre
mille avventure: una era un’esploratrice coraggiosa, un’altra una scienziata
curiosa, e poi c’era la regina, che doveva prendere decisioni difficili per il
suo regno.” Mentre parlava, sembrava rivivere quei momenti. “Mi piaceva
costruire scenari per loro: usavo scatole di scarpe per fare le case, pezzi di
stoffa per i vestiti e inventavo dialoghi. Le bambole collaboravano per superare
ostacoli o salvare qualcuno in pericolo.”
Le sue parole avevano acceso qualcosa. Iniziammo
a parlare di quelle storie, di come amava immaginare e creare mondi. “Ti sei
mai chiesta,” le chiesi, “se quella passione per le storie è ancora dentro di
te?” Marta rimase in silenzio, pensierosa. Qualche settimana dopo, mi scrisse
per dirmi che aveva cominciato un diario, un piccolo passo per ritrovare quella
parte di sé che credeva perduta.
Spesso, la vita ci fa smarrire il contatto con
ciò che amavamo davvero. Le responsabilità, le aspettative degli altri e le
difficoltà ci fanno dimenticare chi eravamo quando eravamo liberi di
esprimerci. Ma c’è una via per tornare indietro e ritrovare quella scintilla:
riflettere sui giochi dell’infanzia.
I giochi non erano solo un passatempo, ma un modo
per esplorare il nostro mondo interiore, provare ruoli e scoprire passioni.
Giocare al dottore poteva significare avere una naturale inclinazione per
aiutare gli altri. Costruire città con i Lego poteva riflettere una mente
organizzativa e creativa. Creare avventure con le bambole, come faceva Marta,
poteva essere il primo segnale di una vocazione per la narrazione, la
creatività e la risoluzione di problemi.
Se senti che qualcosa manca nella tua vita,
fermati e chiediti: cosa facevo da piccolo quando ero libero di scegliere?
Spesso le risposte sono lì, sepolte nei ricordi, pronte a guidarti verso una
vita più autentica e soddisfacente.
Secondo Donald Winnicott, uno dei più grandi
psicoanalisti del Novecento, il gioco non è solo un’attività ricreativa, ma uno
spazio transizionale, un ponte tra la realtà interna e il mondo esterno.
Winnicott sosteneva che attraverso il gioco i bambini possono esplorare chi
sono, elaborare emozioni e scoprire il loro posto nel mondo.
Loris Bonomi
Approfondimento Psicologico:
Per Winnicott, il gioco rappresenta
un’espressione del vero sé, quel nucleo profondo che non è influenzato dalle
aspettative degli altri. Attraverso il gioco, i bambini testano ruoli,
costruiscono relazioni e sperimentano soluzioni ai problemi, in modo autentico
e senza filtri. Questo lo rende uno strumento fondamentale per la crescita
emotiva e identitaria.
Ritornare al gioco – anche solo riflettendo su di
esso – può aiutarci a riconnetterci con quella parte autentica di noi che
spesso rimane nascosta sotto le maschere adulte. Come diceva Winnicott: “È nel
gioco e solo nel gioco che l’individuo è in grado di essere creativo e di
scoprire se stesso.”
Dottoressa Iani: www.camminandoconuncoach.it