Sanremo,
Emis Killa e il Paradosso della Celebrità: Genio o Strategia?
Se, come me, hai qualche annetto sulle spalle,
ricorderai che Sanremo era l’evento dell’anno. Un momento magico in cui potevi
finalmente dare un volto a quei cantanti che ascoltavi alla radio. Non c’era
internet, niente social, e persino la TV non era così onnipresente: la vita si
viveva per strada, non attraverso lo schermo di uno smartphone. Ma quando
arrivava Sanremo, tutti si fermavano. Le canzoni erano al centro di tutto, i
protagonisti erano gli artisti e l’attenzione del pubblico era sulla melodia e sul
testo, non sulle polemiche. Oggi, invece, sembra che per far parlare di sé
serva sempre un po’ di scandalo. E qui arriva Emis Killa. Hai letto bene: il
rapper Emis Killa sarà sul palco di Sanremo, ma non può assistere come
spettatore a una partita di calcio. Una contraddizione che sembra quasi una
sceneggiatura scritta per creare dibattito.
Cosa è successo? L’artista ha ricevuto il DASPO,
un provvedimento che gli impedisce di entrare negli stadi a causa di episodi
legati alla violenza negli ambienti del tifo. Ma allora, se non è ritenuto
idoneo a stare sugli spalti di una partita, perché può invece salire sul palco
del festival della canzone italiana? Questa domanda apre un dibattito
interessante: quanto conta il comportamento di un artista fuori dal palco? Deve
essere giudicato solo per la sua musica o anche per la sua condotta? Sanremo non
è solo musica, è spettacolo, visibilità, storytelling. E come ogni grande
evento mediatico, sa benissimo che un po’ di polemica fa salire gli ascolti.
Pensiamoci: ogni anno c’è sempre un caso che divide il pubblico. Achille Lauro,
Fedez, Rosa Chemical… Tutti nomi che hanno infiammato i social e i talk show
grazie a scelte provocatorie o situazioni controverse. E se anche il "caso
Emis Killa" fosse un modo per accendere i riflettori sul festival?
Dopotutto, non sarebbe la prima volta che Sanremo sfrutta le controversie per
guadagnare visibilità.
Nel mondo del rap, la narrazione del
"ragazzo di strada" è quasi un marchio di fabbrica. Negli USA, rapper
come 50 Cent, Snoop Dogg e Tupac hanno costruito la loro leggenda anche grazie
ai loro trascorsi difficili. In Francia, artisti come Booba e Kaaris hanno reso
la loro immagine da "bad boy" un elemento centrale del loro successo.
Anche in Italia, alcuni rapper hanno usato questo schema: Baby Gang, Rondo Da
Sosa, Emis Killa stesso. Ma c’è una linea sottile tra raccontare la strada e
glorificare certi comportamenti. La domanda è: i rapper fanno successo grazie
alla musica o grazie alle polemiche? Oggi sembra che la seconda opzione pesi
sempre di più.
La vicenda di Emis Killa dimostra che la fama può
aprire e chiudere porte allo stesso tempo. Da una parte, Sanremo lo accoglie
come artista. Dall’altra, la giustizia sportiva lo esclude dagli stadi. Questa
contraddizione fa riflettere su come la società giudichi diversamente la stessa
persona a seconda del contesto. In un ambiente (il calcio), viene visto come un
potenziale elemento di disturbo. Nell’altro (la musica), come un artista da
celebrare. Ma allora, dove sta il limite? Un artista deve essere separato dalla
sua vita privata o il suo comportamento influisce sul suo valore pubblico?
Sanremo è ancora il festival della canzone o è
diventato un palcoscenico per polemiche e strategie di marketing? Il caso Emis
Killa è solo l’ennesima dimostrazione di quanto lo spettacolo, oggi, vada ben
oltre la musica. Ma c’è una cosa che possiamo imparare da questa storia: le
etichette sono difficili da togliere. Il passato di una persona la segue
sempre, e il contesto in cui viene giudicata può fare tutta la differenza. E
tu, cosa ne pensi? È giusto che Sanremo dia spazio ad artisti con un passato controverso
o la musica dovrebbe restare "pulita" da certe dinamiche? Scrivimi
nei commenti, voglio sapere la tua opinione!
Loris Bonomi
Approfondimento psicologico:
Dal punto di vista psicologico, questa vicenda ci
insegna una cosa fondamentale: la reputazione non è universale, ma dipende dal
contesto in cui ci troviamo. L’effetto alone ci porta a giudicare una
persona in base a una sola caratteristica, positiva o negativa. Se Emis Killa è
visto come "artista di talento", allora il suo passato è meno
rilevante. Se è visto come "persona problematica", allora diventa un
problema in altri ambienti. Il fenomeno dell’etichettamento sociale
dimostra quanto sia difficile scrollarsi di dosso un'immagine pubblica, anche
quando si cambia. E infine, la coerenza sociale ci spinge a cercare una
logica nelle decisioni collettive, ma la realtà spesso ci dimostra che esistono
paradossi e contraddizioni. Morale della storia? La vita è piena di paradossi.
E anche Sanremo, a quanto pare.
Dottoressa
Iani: www.camminandoconuncoach.it